Qualche settimana fa, eravamo appena arrivati a Firenze quando una notte Lavinia è stata male.
Strano, lei è una di quelle bambine che non si ammala quasi mai.
Eppure quella notte aveva vomitato due volte.
L’indomani prendo il cellulare e vedo che nella chat dell’asilo cinque mamme avevano lamentato la stessa situazione: i loro bambini durante la notte erano stati male. Molto male.
A quanto pare nella classe di mia figlia il giorno prima un bambino era andato all’asilo con un virus e l’aveva passato agli altri.
Mi sono ricordata di un post che aveva scritto una mamma blogger che seguo, Sabina di The Swinging Mom, a proposito dei bambini ammalati mandati comunque a scuola, e che aveva scatenato un putiferio.
Nel suo post esprimeva il suo pensiero a proposito delle gestione dei bambini malati, spesso parcheggiati all’asilo, anche se il buon senso prevederebbe di tenerli a casa, unico posto tra l’altro in cui, un bambino che non sta bene, vorrebbe stare. Una grave mancanza nei confronti della collettività e del proprio figlio. Una riflessione poi sul diritto svanito delle mamme ad assentarsi dal posto di lavoro, per questioni familiari, e sull’incapacità di molte di crearsi una rete di supporto affinché, in mancanza di nonni e/o papà, si potesse comunque pensare di non mandare a scuola il figlio malato, senza dover rischiare il posto di lavoro ogni volta.
A mio parere un post logico, forte certo. Ma anche realista.
Ovviamente quel post aveva diviso il pubblico: da una parte le mamme che tengono a casa i bambini quando si ammalano e le maestre che confermavano l’assurdità della situazione, dall’altra quelle invece che non riescono/possono/vogliono farlo e si sentono accusate e accusavano a loro volta l’autrice di essere una talebana, piuttosto che una privilegiata.
Io come ho detto sono molto fortunata con Lavinia perché lei, fin dal primo anno di nido, non si è praticamente mai ammalata e quando è successo, mia mamma ha potuto restare la casa con lei permettendomi di andare a lavorare, dato che Giacomo è a 400km di distanza.
L’alternativa sarebbe stata quella di prendere quei cinque giorni di permesso non retribuito di cui potevo godere o di prendere ferie.
Ma mai sono stata costretta a mandare mia figlia a scuola malata: sia per lei perché di certo non era il posto in cui voleva stare, sia per gli altri bambini, perché non volevo creare problemi ad altre mamme che magari non erano altrettanto fortunate come me, da potersi gestire la nonna e il tempo.
Ovviamente però facendo distinzione sul problema di mia figlia. Per un banale raffreddore, se era in forza, è sempre andata. Anche perché all’asilo vedere bambini senza moccio al naso è praticamente impossibile. Per un virus intestinale, anche se rideva e scherzava come sempre, con febbre alta, o peggio con malattie contagiose, anche no.
Qualche giorno fa ho ricevuto la newsletter dell’ospedale Meyer di Firenze, in cui parlavano proprio di questa annosa questione e il pediatra dava indicazioni precise su come agire in queste occasioni.
Leggendole ho messo in discussione le mie decisioni prese in quelle occasioni sopracitate.
Ho deciso allora di ripostarle in modo da permetter a tutte di fare una riflessione. O un esame di coscienza. O di imparare qualcosa di nuovo, esattamente come successo a me, per il raffreddore. Così che magari, la prossima volta, si eviteranno accuse verso una mamma che sì, è fortunata a lavorare in un ambiente non sessista e non ghettizzante, ma che vive anche e soprattutto di buon senso.
Cito:
Il dilemma è tosto: sarà il caso di mandarlo a scuola (o all’asilo), visto che sta così e così? Quando i nostri figli stanno male, ma per fortuna non troppo, si entra in una zona grigia di indecisione. Esempio pratico: il bambino ha giusto un po’ di alterazione – diciamo 37,5 °C – e niente più. Che si fa? “La febbre, ce lo indicano le linee guida, non va valutata da sola ma, specialmente nei bambini molto piccoli, con tutti i sintomi con i quali si accompagna”, spiega Stefano Masi, pediatra a capo del Pronto soccorso del Meyer. Dunque se il bambino non ha altro e, soprattutto, se si sente tutto sommato bene, può anche andare a scuola.
Diverso il caso in cui, continua il pediatra, la febbre non c’è ma si è nel pieno per esempio di un raffreddore, con starnuti continui, tosse e naso che gocciola abbondantemente. In quel caso i bambini andrebbero tenuti a casa anche per un ragionamento anche di salute pubblica: infatti quello è il momento in cui si è più contagiosi e dunque rimanere a casa può essere la scelta migliore sia per sé, sia per gli altri”.
In caso di vomito o diarrea si dovrebbe preferire tenere i bambini a casa, non perché siano gravi o perché rappresentino un rischio per la comunità, ma perché sono sintomi più difficili da gestire”, continua il dottor Masi. Quello che va valutato con attenzione è come si sente il bambino: anche se non ha la febbre, ma se manifesta sintomi come inappetenza, mal di testa o malessere generale (per esempio, non vuole giocare) può essere il caso di tenerlo a casa e monitorarlo con attenzione per escludere che stia ‘covando’ qualcosa di più importante”.
Per quanto riguarda poi il reinserimento del bambino a scuola, per ridurre il rischio di ricadute ed evitare di infettare i compagni, sarebbe bene far passare 2-3 giorni senza febbre prima di riportarli, soprattutto quando si tratta di bambini piccoli.
E voi? Avete la possibilità di restare a casa o avete una rete (mariti, nonni, zii, amici) che possono aiutarvi in caso di necessità?
Sere-mammadalprimosguardo
Io sono meno fortunata di te, sia perchè i miei figli si ammalano in continuazione (il piccolo non va all’asilo dall’inizio di dicembre), sia perchè devo chiamare babysitter varie, avendo i nonni lontani e quelli vicino poco avvezzi a dare una mano (no comment!). Credo che l’articolo che hai riportato sia centrato, sono meno d’accordo sul fatto che se è un bimbo ha avuto una leggera alterazione la sera non stia covando qualcosa, lo terrei a casa un giorno per valutare. Faccio questo con non pochi sacrifici, anche perchè, ripeto, i miei figli si ammalano molto facilmente e per quel bimbo un raffreddore o un pò di febbre sono cose banali, da me possono causare settimane di sofferenza! ma la scuola è spesso vista come un parcheggio, vedo bimbi che vengono portati a scuola con tossi e raffreddori che fanno paura, a me, poi, fanno molta paura. il risultato è che devo tenere a casa mio figlio per precauzione per mesi.
Mi rammarica sapere che hai dei nonni che non partecipano alla vita familiare ma posso ben capirti perché io ho mia madre che mi aiuta, ma se dovessi far affidamento su mio padre che lavora ancora tantissimo potrei stare fresca… per quanto riguarda l’articolo è opinione del pediatra e io non discuto. Poi ovviamente ognuno valuta il proprio caso. Io per esempio sono una di quelle mamme che la febbre non la prova mai se non quando mi rendo conto che le bambine sono davvero calde. Quindi forse la leggera alterazione nemmeno la noterei…
mhhhh bel post Serena!io da mamma di 2 bimbe che si ammalano SEMPRE, ti dico che ognuno di noi dovrebbe essere più rispettoso 1 nei confronti di tuo figlio, 2 nei confronti degli altri (bambini e maestre che non sono immuni!). Rientro nella categoria “mamma senza nonni”, paghiamo 800 € al mese di asili, non mi è permesso assentarmi sempre (visto la frequenza con cui si ammalano), ma non le mando MAI se stanno male, uno entra dopo, l’altro esce prima dal lavoro…salti mortali…ed è anche vero che quello che per un bambino è un banale raffreddore per un altro può essere un piccolo incubo,la mia piccolina soffre di sinusite e adenoidi, ti dico solo che l’anno passato ha assunto 12 volte l’antibiotico, perchè non riece ad espellere il catarro… lei sarà anche delicata, però come dici tu al nido tutti hanno il moccolo…e non va bene!!!Certo poi che si ci fossero sostegni alla famiglie, tutto andrebbe meglio, penso che nessuna mamma sia contenta di mandare il proprio figlio a scuola anche se non sta bene, spesso però non c’è alternativa… e via di epidemia però!!!
Mamma mia 12 volte povera creatura! comunque hai ragione spesso non è facile barcamenarsi. E se non si ha nessuno e si paga anche già tanto di asilo insomma anche una baby sitter sarebbe un costo in più.
Questo post capita proprio a ” fagiolo”… È una settimana che ho a casa i miei bimbi di tre e due anni…Io ho la sfortuna / fortuna di essere a casa dal lavoro perché non abbiamo nessuno ad aiutarci in questi casi è li ho sempre tenuti a casa anche due settimane, e anche con tosse e raffreddore come questa volta con il mio primo figlio.io ho fatto l educatrice x anni e ho visto molte di queste situazioni,di genitori che non sapevano come fare, tachipirina e via al nido e puntualmente dopo poche ore 39 di febbre e chiamavamo per venirli a prendere.purtroppo ci sono situazioni difficili da gestire….Io ad esempio avevi trovato da poco un lavoretto saltuario ma ho dovuto rinunciare ( quindi di nuovo soldi in meno x la gestione famigliare)perché ciò che guadagnavo andava pari pari ad una baby sitter. Si fa come si può…Ma io sono sempre stata dell’ idea che quando stanno male stanno bene a casa … Perché x noi adulti sarebbe lo stesso, quando stiamo male dove vorremmo stare? A casa nostra,nel nostro letto…Io non giudico nessuno perché ogni situazione è a se..Ho riportato solo la mia esperienza, spero di non aver toccato la sensibilità di nessuno.
Sei stata talmente delicata ed educata che dubito che qualcuno possa risentirsi di questo tuo commento. A mio avviso molto intelligente. Grazie!
Devo dire che mi ritrovo abbastanza in ciò che ho letto, evito sempre di mandare Lorenzo a scuola se non sta bene, proprio ieri è rientrato dopo 15g, sicuramente ho dalla mia una pediatra molto competente e la possibilità di tenerlo con me senza problemi…
Avere la possibilità di stare a casa con loro, mette tutto sotto una prospettiva diversa, in effetti… bacio
Ciao Serena, io non lavoro e scegliere di tenerli a casa quando sono malati è facile. Capisco chi non può perché lavora. Non capisco chi potrebbe ma se ne frega perché purtroppo capita anche questo… ti dico solo che lo scorso anno in asilo del mezzano siam andati avanti sei mesi col virus intestinale… certo che se la maestra ti chiama dicendo che tuo figlio ha il cagotto e tu il giorno dopo lo porti dicendo che non ha più avuto nulla (smentita dalla maestra che l’ha dovuto cambiare più volte) poi chiediamoci perché per sei mesi filati eran tutti ko….. se un bimbo ha la febbre o virus intestinale non dovrebbe poter rientrare a scuola se non con certificato medico. Perché è vero che io son fortunata a non lavorare ma dover vedere mio figlio malato, spender soldi in pediatra e medicine proprio piacere non mi fa.
Sono assolutamente d’accordo con te. Perché certo, chi non ha aiuti vive una condizione particolare e credo non sia sempre semplice organizzare, incastrare, inquadrare. Però è anche vero che poi ci sono mamme che se ne fregano semplicemente degli altri. Che non hanno un lavoro da “proteggere” ma decidono comunque di parcheggiare i figli per poter andare a farsi gli affari loro. Ecco questo proprio no…
Io ho dovuto rinunciare anche a parte dello stipendio quando Lorenzo è stato male e me ne frego perché mio figlio ( e mi aspetterei lo stesso dalle altre mamme ) viene prima di tutto, ho colleghe che li mandano a scuola quando la sera hanno avuto 38, a me non m’aregge che devo fa? Comunque è sempre una questione di rispetto
Sono d’accordo, anche se forse un po’ più di aiuto alle mamme che lavorano fuori casa non guasterebbe…
Scusate,io parlo non da mamma ma da insegnante e come tale vorrei poter esprimere la mia modesta opinione. Non metto in alcun dubbio le difficoltà di una mamma lavoratrice,anche se penso che quando si mettono al mondo dei figli si debba anche calcolare di spendere dei soldi in baby sitter,anche se è un grosso sacrificio (mia mamma lavorava e quando mi ammalato pagava la baby sitter se mia nonna non poteva tenermi ed eravamo tutt’altro che ricchi).La questione secondo me ruota soprattutto intorno a quelle mamme Non Lavoratrici che mandano i figli a scuola appena la febbre si abbassa anche se per esempio i bimbi hanno ancora mal di gola o forte raffreddore…il risultato?noi come scuola ,con le nuove normative,siamo obbligate a chiamare immediatamente i genitori e chiedere di venire a prendere i figli appena questi lamentano un malessere ,spesso con disappunto delle mamme stesse.Inoltre magicamente il giorno dopo altri bambini si sono ammalati e anche noi insegnanti!di conseguenza altre colleghe dovranno sostituirle e fare straordinari NON pagati e ,laddove non sia possibile,i bambini verranno divisi per classi scatenando altre ondate di disappunto da parte di genitori agguerriti.vorrei inoltre ricordarvi che anche le insegnanti in molti casi hanno figli a cui trasmettono a loro volta ondate di batteri.In ogni classe inoltre c’è almeno un alunno disabile (sono insegnante di sostegno) e vorrei farvi presente che questi bimbi hanno il più delle volte un sistema immunitario deficitario oltre al fatto che non possono esprimere a parole il loro disagio fisico quando sono ammalati,quindi impiegano il triplo del tempo a guarire. Sapete cosa rispondono i miei alunno quando chiediamo loro come mai la mamma li ha mandati a scuola sr non stavano Bene?”la mamma è al bar!”e vi giuro che le abbiamo viste davvero al bar sedute a bere il caffè!Non voglio fare di tutta l’erba un fascio ma queste situazioni sono sempre più frequenti.oggi una mamma ha portato il bambino a scuola dicendo che lei aveva la febbre e non capiva perché il bimbo spiegasse muco giallo dagli occhi…io vi domando:ma perché fate figli se non volete prendersene cura?la scuola non è un parco giochi!un po’ più di rispetto per la salute di tutti,anche per chi tutti i giorni si prende cura dei VOSTRI figli…È fate meno battaglie per le gite, i progetti ecc e cominciate a combattere affinché alla scuola venga riconosciuta nuovamente il ruolo sociale che merita.Grazie,un insegnante giovane e purtroppo già disilluso.
Hai detto tutto tu. Brava!