Bambini e scuola: è giusto pretendere?

Questo post nasce da una battuta buttata lì ieri su Instagram che ne ha fatto invece poi nascere un dibattito: Lavinia è tornata a casa con un otto e mezzo della verifica sulle tabelline e io ho ammesso di non essere molto contenta.

Sia chiaro: io e Giacomo non l’abbiamo torturata, né messa in castigo, né mandata in un collegio svizzero. Le abbiamo però detto che doveva impegnarsi di più.

Apriti cielo.

Sono bambini, non stressiamoli.

Ma otto e mezzo è un bel voto

Le tabelline sono difficili.

Beh ma dai si è impegnata.

Queste alcune delle frasi che mi sono sentita rispondere ieri, da un gruppetto di mamme (e non), per fortuna limitato visto che la maggioranza, maestre comprese, hanno apprezzato il discorso poi sviscerato e spiegato nel dettaglio.

Non discuto né che otto e mezzo non sia un bel voto, né che le tabelline non siano difficili, né che non si sia impegnata.

Quello che dico è che non si è impegnata abbastanza e lo dico con cognizione di causa, dato che Lavinia è mia figlia e seguo il suo percorso scolastico (e non) ogni giorno.

scrivania moretti compact

Lavinia è in seconda elementare. La sua maestra ha iniziato subito a fine settembre ad insegnare alla classe le tabelline e, per sua scelta di metodo, ha anche proposto subito le divisioni. Il che vuol dire che mano a mano che imparavano quanto fa 2×2 o 2×8, imparavano anche quante volte sta il 2 nel 10 e nel 18. E così per tutte le tabelline, finite molto prima di Natale.

Ovviamente capisco che la logica della divisione sia più complicata da capire e infatti per quello sono più morbida. Comprendo meno quando alla centesima volta che ripassiamo le tabelline ancora mi sbagli 7×4 o 8×8. Perché lì, secondo me, c’è poco da essere logici, c’è da aver studiato.

Badate bene: non sono una persona che pretende di avere figlie perfette. Nella salute sì, vorrei averle generate perfette. Ma per il resto non miro certo ad avere figlie finte. E chi ci segue lo sa bene. 

Però le mie bambine hanno delle regole, poche ma incisive, come credo che sia giusto che i bambini abbiano (anche se vedo non essere così attorno a noi). E tra le regole che ha Lavinia c’è quella che deve studiare per poter continuare a fare quello che fa.

Lavinia ha tutta la libertà del mondo (proporzionata ovviamente alla sua età). Ha tutto quello che vuole. Fa quello che vuole (ritenuto accettabile da me e dal padre). Va a danza, fa ginnastica, va in piscina, usciamo tutti i mercoledì a pranzo solo io e lei, per avere tempo nostro, dorme dalla nonna una volta alla settimana. Viene via con noi quando andiamo a fare week end fuori porta o le vacanze, viene sempre fuori a cena o a fare aperitivi, va ai compleanni delle amiche quando invitata e non le manca nulla. Insomma è una bambina molto fortunata.

Ma non può fare sempre e solo quello che piace a lei e quando pare a lei, ha anche dei doveri.

Deve riordinare la stanza (senza sbuffare possibilmente), essere educata e studiare. E per studiare, in seconda elementare, non si intendono interminabili sessioni di studio chiusi in camera. Ma quel poco richiesto dalla maestra. Tra quel poco ci sono le tabelline che vanno studiate. Ripetute e studiate. All’infinito se serve. Ma non trovo un altro metodo per fargliele imparare se non studiarle a memoria.

scrivania doppia

Ripeto: la logica della divisione è un’altra cosa, ma la numerazione e il rispondere che 7×4 fa 28 in un nano secondo, quello si può fare solo studiando.

Così come l’ho fatto io 30 anni fa senza morire di fatica (né di traumi) e che mi ha portato, incredibilmente, a ricordarle ancora.

Non è tanto l’otto e mezzo di per sé che mi ha dato fastidio, se quell’otto e mezzo fosse stato frutto di un paio di errori. Ma su 63 domande ne ha sbagliate 9, tutte di tabelline, nessuna di divisione, che avrei assolutamente capito di più.

Ed è successo perché convinta com’era di sapere già tutto, non ha ritenuto necessario ripassare nonostante noi domenica l’avessimo invitata a farlo e questo le è costato caro.

Non è l’otto e mezzo. Non è il nove. Non è il mancato dieci come hanno voluto capire quelle che hanno preferito giudicare senza ascoltare bene. Cosa me ne frega del dieci, non lo prendevo io non lo pretendo da mia figlia. È questione però che io conosco il potenziale di mia figlia e so bene cosa può e non può fare. Vivo con lei da 7 anni, conoscerò un po’ i suoi limiti e i suoi pregi, no?

bambina

È questione di impegno. Di farle capire che deve mettercela tutta sempre anche quando crede di essere già arrivata. E questo le servirà nella vita, capire che deve sempre cercare di migliorare e di non sentirsi arrivata. Perché non è così. E i nove errori della verifica di ieri ne sono la prova.

Le dicevo di non avere fretta quando a tre anni contava già fino al cento. Le dicevo di pazientare quando all’ultimo anno di materna voleva imparare a leggere. Le ho detto che ero fiera di lei quando ad un mese dall’inizio della prima elementare era l’unica della sua classe a leggere già spedita e con la giusta intonazione. Le dico brava ogni volta che torna a casa contenta perché al dettato ha capito tutto e perché ha imparato la poesia in trenta secondi (dato che ha un’ottima memoria). Le faccio i complimenti e battiamo il 5 ogni volta che sa mettere l’h al posto giusto (soprattutto pensando che c’è gente che ancora non lo fa a 40 anni). A lei piace essere brava, non glielo chiediamo solamente noi, lei ci tiene proprio.

Ma se sbaglia glielo faccio notare esattamente come ieri che ha sbagliato la verifica. E credo tra l’altro sia un mio diritto e dovere di genitore.

Questo discuto io. Non il voto di per sé ma l’essere troppo sicura, per pigrizia tra l’altro. E credo sia compito del genitore incentivare, spronare e ricordare ai figli quello devono fare: studiare, migliorare, appendere, scoprire, per il loro bene. Non per il mio, non per stressarli, ma per regalare loro un futuro non mediocre. 

bambina

Quindi per favore la solfa che sono piccoli, che va apprezzato l’impegno, che voi vi accontentate del 6… con me non funziona.

Funzionerà quando e se parleremo di versioni di latino e magari non sarà la materia preferita di mia figlia. Allora sì che apprezzerò il sei di sforzo, perchè lo so che non possiamo sempre arrivare ovunque.

Apprezzerò lo sforzo se dovessi accorgermi che la matematica non sarà la sua passione e non riuscirà a fare le equazioni velocemente come magari facevo io, che però poi in chimica andavo malissimo. 

Ma in seconda elementare non posso accettare che mia figlia, che tra l’altro va a scuola volentieri e le piace studiare e poi tornare a casa a giocare a fare la maestra insegnando quello che ha imparato alla sorella, si autoconvinca di sapere già tutto per pigrizia di ripassare, di una cosa che tra l’altro, volente o nolente, le servirà per tutta la vita.

Perché le tabelline, così come i verbi e le acca, faranno per sempre parte della sua vita e se le impara ora, che ha poco carico e molta capacità, farà meno fatica poi. Quando poi ci sarà da studiare davvero.

Altrimenti accontentiamoci di figli che un giorno scriveranno su Facebook “io speriamo che me la cavo”, convinti che si dica proprio così. 

bambina 7 anni

Per carità questa non è la verità assoluta, non è quello che dovete fare voi, liberissimi di fare come meglio credete con i vostri figli, di essere contenti per un sette, un otto, un tre, di accettare l’impegno che ci mettono qualunque esso sia perché alla fine i figli sono vostri e li conoscete voi meglio di tutti. Io non devo convincere nessuno.

Ma non giudicate chi ha un atteggiamento diverso dal vostro, un atteggiamento di stimolo tra l’altro, che dovrebbe essere la normalità. 

Questa è la mia verità, l’opinione di una donna che prima di essere mamma è stata figlia e nipote e che ha sniffato parole e regole fin da piccina grazie ad un nonno che con le parole ci giocava e guadagnava, avendo diretto per molti anni il giornale enigmistico più famoso d’Italia. Un nonno che non smetterò mai di ringraziare per l’amore e la cura che mi ha trasmesso verso le parole e che, anche cazziandomi, ha fatto di me quella che sono.

Sere-Mammadalprimosguardo 

10 commenti su “Bambini e scuola: è giusto pretendere?

  1. Non posso evitare di commentare questo post, non posso fare altro che dichiararmi d’accordo con ogni singola parola. Ritengo che ognuno di noi debba crescere i propri figli come meglio crede, senza giudicare chi la pensa diversamente. Ritengo anche, tuttavia, che ci troviamo a vivere in una realtà sempre più complicata e che il minimo che possiamo fare per le nuove generazioni sia fornire loro quanti più strumenti possibili per affrontarla nel migliore dei modi. L’ISTRUZIONE E’ UNO STRUMENTO MERAVIGLIOSO. Ci permette di avere un atteggiamento critico nei confronti della realtà, di capire quello che accade intorno a noi, di riuscire ad esempio a capire se una notizia che incontriamo sul web è vera oppure si tratta di una bufala. Noi, quando eravamo ragazzini, non avevamo questo problema. I nostri figli lo avranno sempre di più. Cosa possiamo fare allora per aiutarli e per farli diventare più “bravi” di noi in questo senso? L’unico mezzo che abbiamo è quello di spronarli a studiare. Compatibilmente con le loro capacità e con le nostre possibilità ovviamente, ma è nostro dovere formare degli adulti migliori di noi. Non voglio fare quella pesante, ma avete letto le statistiche sui numeri di libri letti dagli italiani in un anno? Non avete provato un po’ di vergogna? beh, io sì. E se una bambina di 7 anni intelligente, con grande capacità di intuizione, memoria ottima e con una famiglia che le permette di seguire le sue passioni e avere i suoi momenti di svago si “accontenta” di non prendere un brutto voto quando potrebbe avere il massimo solo impegnandosi appena un po’ di più…. beh, credo sia dovere dei suoi genitori farle capire che non è il modo giusto di gestire i suoi impegni. Perché ora sono le tabelline, domani sarà qualcos’altro e a 20 ci ritroveremo con post da pelle d’oca di gente che non sa neanche dove mettere un’h. E mi fanno imbestialire le persone che dicono: “io non studiavo niente ma sono diventata grande lo stesso”. Complimenti, complimenti davvero. Questa cultura del mediocre, di quello che non ha studiato ma che arriva a ricoprire ruoli importanti, del pressapochismo è quanto di più becero possiamo insegnare ai nostri figli. Punto. E credo di aver terminato la mia filippica.

  2. Sono argomenti che adesso con mia figlia in seconda elementare tratto quotidianamente e sono d’accordissimo. Io ho sempre ritenuto Di non voler stressare i miei figli, di accompagnarli nel piacere dello studio e della lettura ma ahimè mi sono dovuta ricredere. Perché le dosi di autostima che pensiamo di regalare ai nostri figli quando li invitiamo a concentrarsi sulle 53 risposte corrette e semplicemente a riflettere sulle 9 sbagliate non fanno altro che esortarli a minimizzare lo sbaglio e purtroppo l’impegno. Perché anche la mia a 7 anni ha scoperto la pigrizia e se io non la sprono la esorto e la controllo mi rendo conto che si impigrisce sempre più. E oggi potrà non essere d’accordo ma domani quando sarà sicura di sè alla lavagna mi sarà grata. ❤️

    1. Esattamente. Che poi non è che le 53 buone non le vediamo eh? Brava per quelle. Ma le 9 sbagliate avrebbero potuto essere 3. Ecco

  3. Condivido totalmente, ogni singola parola. Non stresso Francesco più del necessario ma sta pigrizia che si insinua talvolta mi manda in bestia. Ama studiare, gli piace la matematica, ha iniziato a leggere libri prima di dormire ma talvolta, non c’è verso, si perde, è distratto e svogliato. Per fortuna ha capito che con un minimo di studio i risultati sono ottimi ed è più deluso lui se prende un voto più basso che non noi. Cerco però al contempo di fargli arrivare il messaggio che il nostro giudizio su di lui non dipende dal voto preso.
    Ciao

  4. sono una mamma di un maschietto di quasi 8 anni e a dir di tutti sono un “generale” nell’educazione di mio figlio…ma come dici tu lo conosco, so le sue potenzialità, so che come maschio si può distrarre più facilmente e quindi pure io mi arrabbio molto se una verifica ha errori di distrazione… Però spesso sono una voce fuori dal coro…poverini sono bambini… io non la penso così perchè il senso dell’impegno si impara da piccoli…
    Anch’io come te non gli faccio mancare nulla, essendo (purtroppo per volere della natura) figlio unico: calcio, nuoto, esperienze il più possibile…
    Magari a volte sbaglio i modi e mi arrabbio troppo ma so che cmq con lui talvolta serve la linea dura e poi col tempo fa propri i miei (nostri di genitori) insegnamenti. Grazie perchè mi sento “meno sola” in questo modo di educare. Essere un po’ rigidi non significa non amare i propri figli, anzi, perchè Dio solo sa quanto me lo coccolo sto bimbo da quando era in pancia..

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