La pandemia ha sicuramente sconvolto la vita di molti. Degli adulti che si sono visti limitare i movimenti e gli spostamenti, dei bambini che hanno improvvisamente perso di vista i loro punti di riferimento scolastici.
Se fortunatamente per molti di noi il lockdown è stata l’occasione per passare più tempo in famiglia, lentamente, riscoprendo il piacere delle cose semplici, è anche vero che a livello psicologico i danni sono stati diversi.
Io per esempio ho passato due mesi in casa benissimo, sicura, tranquilla, ma è poi quando ho ripreso a uscire, che le mie ansie inespresse e le paure trattenute sono venute fuori manifestandosi nei modi già stupidi, dal semplice mal di stomaco, alla tachicardia improvvisa ecc ecc.
Ma i bambini?
Come aiutare i bambini ad affrontare situazioni di emergenza
Per i bambini e gli adolescenti anche se avevano a disposizione nella maggior parte dei casi mamme e papà con i quali passare più tempo, non deve essere stato semplice capire perchè di punto in bianco tutto ciò che prima era quotidiano, fosse diventato pericoloso.

Nonostante le mie bambine siano state fortunate avendo a disposizione un grande terrazzo sul quale poter correre e divertirsi e nonostante potessero godere della presenza del papà, normalmente fuori casa durante la settimana, sono sicura che abbiano comunque un po’ patito il non poter andare a scuola, a danza e il non vedere gli amici.
Me ne sono accorta quando portando Lavinia a fare il test sierologico, ha mostrato un’ansia accentuata nei confronti di un semplice esame indolore.
Per i più piccoli essere sottoposti a visite mediche, esami diagnostici o anche piccoli interventi chirurgici può rappresentare un evento stressante, avere delle conseguenze sulla percezione dell’esperienza stessa e determinare ansia e paura per i successivi contatti con le strutture ospedaliere o con il pediatra.
Eppure Lavinia è sempre andata tranquilla dal dottore e non ha mai subìto interventi, quindi non capivo il perché di tutta quella paura per un semplice pungidito, che si è poi rivelato molto più semplice del previsto, ma la preparazione è stata complicata, nonostante io le avessi spiegato cosa saremmo andati a fare.
Come aiutare i bambini ad affrontare situazioni di emergenza
Per aiutarli ad affrontare situazioni di emergenza, è necessario stare al loro fianco affinché possano attivare le risorse e le strategie utili per farvi fronte, mettendoli al corrente di quello che andranno a fare.
Chiaramente ogni età richiede un linguaggio e un tecnicismo diverso, ma è necessario che i essi conoscano comunque ciò che avverrà, affinché non attivino fantasie errate e spaventose e siano preparati in modo adeguato.
Spesso, soprattutto i più piccoli, richiedono più volte di ripetere le stesse informazioni: ciascuno ha un tempo cognitivo ed emotivo per elaborare ed è necessario rispettarlo.

Io di mio tendo a non dire le cose che andiamo a fare molto tempo prima, spesso tendo a fare la sorpresa, ion caso di belle occasioni di divertimento, perchè se poi qualcosa va storto non voglio creare false aspettative.
Nel caso invece di situazioni più complesse valuto sempre un po’ il da farsi: per esempio quando sono stata operata per la colecistectomia, ho preferito non dire loro che andavo ad operarmi. Ludovica era molto piccola e non avrebbe capito, a lavinia avrei potuto spiegarlo, ma temevo, vista la sua tendenza ad andare in ansia, di crearle del panico che non fosse in grado di gestire (aveva sei anni all’epoca), quindi ho preferito spiegarle tutto al mio ritorno a casa.
Adesso però è più grandicella, quindi ha più strumenti per affrontare le situazioni quindi probabilmente non mentirei.
Come aiutare i bambini ad affrontare situazioni di emergenza
Per facilitare il passaggio di informazioni ai bambini è consigliabile il ricorso alla fantasia e alla magia o anche al mondo dei cartoni animati, organizzando una narrazione che sia senza inganni o bugie, anche nei casi in cui sia previsto di provare un po’ di dolore.
Libri e video sono un canale semplice e comprensibile e rappresentano un utile strumento. Ne esistono molteplici e i genitori possono cominciare ad utilizzarli in un periodo precedente all’evento stressante.
Rispetto ai bambini più piccoli, che hanno minore comprensione del trascorrere del tempo, è meglio parlarne in tempi più ravvicinati alla data della visita o dell’ospedalizzazione, con termini concreti, frasi brevi e concise; rispetto ai più grandi invece, va considerato che i tempi di elaborazione sono più lunghi ed è consigliato anticipare il momento di condivisione delle informazioni.
Naturalmente la questione si complica se i contenuti da passare sono più complessi, come quando viene diagnosticata una patologia. In questo caso può essere opportuno farsi aiutare da personale specializzato (medici, infermieri, psicologi), così come nei casi di emergenza in cui non c’è il tempo per una preparazione precedente.
Nel parlare con il proprio figlio di viste mediche o esami diagnostici o interventi chirurgici cui dovrà essere sottoposto è poi essenziale che il genitore non sminuisca mai ciò che si andrà a fare: nessuna visita e nessun intervento è semplice o banale per chi deve affrontarlo ed il rischio che si corre è quello di minimizzare le emozioni provate, causando sofferenza emotiva e chiusura, poiché i bambini potrebbero sentirsi non compresi e non accettati.

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